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lunedì 10 marzo 2008

Francesco Campione

Figlio di Giacomo, uno dei pochi coraggiosi fondatori del P.C.I. a Leonforte, Francesco Campione sin da bambino stupiva quanti avevano modo di meditare sui suoi ragionamenti, tanto che il nonno gli diceva spesso: ”quannu nascisti avievi vint’anni!” , ciò nonostante , egli sostiene che era un bambino molto vulnerabile e spaurito di fronte al mondo e che non vedeva perciò l’ora di crescere.
Quel bambino spaurito abita e gioca ancora nella sua anima. Francesco, di tanto in tanto, lo cerca per coccolarlo e donargli quel suo sorriso che disarma e rincuora al contempo.
Francesco Campione nacque il 3 di aprile 1949 in una Leonforte prostrata dalla guerra che lasciava presagire un futuro non proprio roseo per i suoi abitanti, in questo contesto molti decidono di emigrare e tra essi la famiglia Campione, che migrò in Argentina.
L’avventura “americana” di Francesco e la sua famiglia durò solo tre anni, poi tutto riprese come prima nella casa di corso Umberto 331. Ma intanto il padre, oltre che riparare scarpe, aprì un negozietto di calzature che permise alla sua famigliola, che si era incrementata , nel 1956, con la nascita di Paolo, un’esistenza più che dignitosa.
Il passatempo preferito da Francesco - Franco per i leonfortesi- era passeggiare con gli amici lungo il corso Umberto, che era il pulpito per le sue disquisizioni di filosofia, di storia o di politica, nelle lunghe sere d’estate ; le sue innumerevoli letture, il suo argomentare compiuto, il suo modo convinto di parlare lo vedeva vincitore nelle diatribe con i compagni di passeggio che così avevano il modo di impiegare fruttuosamente il loro tempo libero.
Anche egli imparava tanto dagli altri: a portare la croce della pazienza, ad avere senso di umanità glielo insegnò il nonno Francesco, l’onestà e l’amore per la giustizia li apprese dai discorsi di suo padre, aiutare e lo spendersi per gli altri glieli inculcò la madre Marietta.
Ognuno di noi ha il suo Eden, il luogo sacro della nostra fanciullezza che ogni qualvolta torna alla mente ci fa rivivere i colori e i profumi di quell’età: il luogo della fanciullezza di Franco è la vigna che si trova a “li funtaneddi” in territorio di Assoro e per essa giovanetto compose quest’inno che oltre a indicare la multiforme sua capacità letteraria testimonia un amore che ancora dura <<>>
I primi anni della scuola sono stati leggeri anche se un po’ noiosi, quelli del Liceo,invece, sono stati alquanto tormentati e non certo per il rendimento scolastico che è stato sempre ottimo, ma per “quella” sua compagna di classe che non lo ricambiava nelle sue passioni amorose.
Completati gli studi medi superiori presso il liceo classico Nunzio Vaccalluzzo (1967) fuggì , col cuore trafitto d’amore, da Leonforte alla volta di Bologna e si scrisse alla facoltà di Medicina, una scelta non casuale, ma motivata da una innata vocazione d’aiuto verso il prossimo e si laureò col massimo dei voti nel 1973.
Ma l’impatto con la medicina tutta tecnica e poco rispettosa verso la persona umana lo deluse alquanto e subito lo fece virare verso la più rassicurante delle psicologie - la psicologia sperimentale - .
La sua vocazione d’aiuto, per ragioni personali, ebbe il modo di essere messa a dura prova e in lui subentrò una crisi che lo indusse a porsi delle domande importanti alle quali rispose partendo dalla considerazione che il medico prima o poi deve arrendersi alla morte del paziente e quindi, ad un certo punto diventa inevitabilmente importante aiutarlo a morire piuttosto che a salvarsi.
Per lui fu una folgorazione: avrebbe dedicato la sua vita ad aiutare le persone a morire, recuperando in tal modo la sua vocazione d’aiuto, restando inevitabilmente psicologo.
Cominciò a studiare da Tanatologo (studioso complesso, a volte medico, a volte antropologo o psicologo o filosofo) , lesse tutto quello che c’era da studiare sulla disciplina: studiò P. Aries (“Storia delle mentalità della morte dal medioevo ad oggi”), L.V. Thomas ( “Antropologia della morte”). Heideggere (“Essere e Tempo” ) ,Freud (“La morte la guerra” e “Al di là del principio del piacere”) , F. Fornari (“ Ricerche psicologiche sull’evoluzione del concetto di morte nel bambino”), Ernesto de Martino ( “Morte e pianto rituale nel mondo antico”).
Ognuno dei suddetti Autori gli diede occasione di meditare sul percorso che avrebbe dovuto intraprendere per diventare Tanatologo, ma sostanzialmente Francesco Campione si può considerare un autodidatta anche se recentemente ha trovato un maestro nel filosofo di cultura ebraica Emmanuel Levinas.
Nel 1980, a seguito dei suoi studi, uscì il volume “Dialoghi sulla morte”, il primo libro di Tanatologia italiano nel senso proprio del termine.
Nell’84 partecipò al congresso di Versailles con la partecipazione di tutti i rappresentanti della tanatologia mondiale, e nel corso di questo congresso comprese la complessità del mondo tanatologico e dei rapporti culturali che vi si possono riconoscere, che la morte è tabù e il lavoro del tanatologo è quello di sconfiggerlo.
Francesco Campione è autore di numerose pubblicazioni, alcune delle quali sono delle pietre miliari della Tanatologia: Il vissuto corporeo nella vita quotidiana- Bologna CLUEB, 1979 ;Per una storia della psicologia metodologicamente fondato -Bologna CLUEB 1979; Dialoghi sulla morte- Bologna CAPPELLI, 1982;Ama il prossimo tuo come se stesso. Guida all’assistenza psicologica del malato grave,del medico e della famiglia- Bologna PATRON EDITORE,1986;La mente e il gioco – Bologna CAPPELLI 1986; Aspetti psicologici del ritardo puberale nella thalassemia- Atti dell’Accademia delle Scienze di Ferrara,1986; L’assistenza psicologica del malato terminale-Milano CNR 1988; La falena nello studio-Bologna NUOVA ALFA EDITORIALE ,1989; Il deserto e la speranza-Roma ARMANDO EDITORE 1992;Nessuno,uno,centomila aids –Ozzano Emilia,TIPO ARTE,1993; Cari studenti,viva l’università- Bologna CLUEB , 1995; Morire ridendo-Bologna- Istitituto di Tanatologia 1995; Valutazione della nocività psichica del lavoro di assistenza ai sieropositivi e ai malati di aids- Ozzano Emilia TIPOARTE,1995; Dialoghi sulla morte- Bologna CLUEB,1996; Tanatologia ed etica.Quaderni di cure palliative 1997; La coppia in amore- Bologna CARMENTA 1999; Rivivere-Bologna CLUEB,2000; Contro la morte- Bologna CLUEB,2003; Manifesto della tanatologia – Bologna CLUEB, 2005; Perpartire – Roma ARMANDO EDITORE, 2006; L’amore tra bisogni e desideri- Bologna APOCRIFI, 2007.
Francesco Campione, oltre che studioso di psicologia, è anche fine narratore e non so come ha trovato il tempo per pubblicare : le favole Voglio sposare Cappuccetto rosso- Ravenna EDIZIONI DEL GIRASOLE, 2003 e sotto la copertura del fantomatico Ciccio Salina il romanzo L’infame – Bologna APOCRIFI, 2007 .
Attualmente Francesco Campione è docente al Dipartimento di Psicologia dell’Università di Bologna , dove insegna Psicologia Medica e Psicodiagnostica, è direttore del Master Universitario in “Tanatologia e Psicologia delle situazioni di crisi”. Ha partecipato e partecipa a ricerche di Psicologia, Psicooncologia e Tanatologia finanziate dal CNR (Centro Nazionale Ricerche) e dall’AIRC (Associazione Italiana sul Cancro); ha fondato il Servizio di psicologia dell’equipe di assistenza domiciliare del malato di cancro in fase terminale che opera a Bologna e Provincia sotto gli auspici dell’Associazione Nazionale per lo studio dei tumori solidi.
È consulente degli istituti ortopedici Rizzoli per l’assistenza psicologica dei malati oncologici.
Oltre a collaborare a varie riviste mondiali sull’argomento,ha fondato e dirige la prestigiosa Rivista Italiana di Tanatologia (ZETA) .
Ma il professor Campione è anche un ricercatore ed è impegnato all’assistenza psicologica delle famiglie in lutto, coordina il servizio di aiuto psicologico nelle situazioni di crisi, separazione e lutto presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università degli Studi di Bologna .
Ha fondato e dirige la Scuola di Formazione alla Psicoterapia delle “situazioni di crisi,separazione e lutto” e l’istituto di Tanatologia e medicina psicologica, leader nella formazione tanatologica in campo sanitario.
È tra i fondatori della IATAS (Internazional Association of Thanatholy and Suicidology) di cui è presidente. E’ presidente dell’Associazione culturale RIVIVERE che si propone di aiutare chi ha subito un colpo mortale e deve rivivere, attraverso una rete di assistenza psicologica e di auto-aiuto in via organizzazione in tutta Italia.
Come si evince dal suo curriculum, piuttosto corposo, Francesco Campione non solo ha aperto la strada alla Tanatologia in Italia, scienza praticamente sconosciuta da noi, ma si impegna in prima persona per ciò che lui ritiene una missione. È impressionante il numero di presidenze, anche a livello mondiale, di cui si è fatto carico, la sensazione è che il pioniere ha pochi seguaci ed è rimasto tale perché il tabù della morte non è stato ancora vinto
Quando Francesco Campione riuscirà a far passare l’idea che qualcuno possa occuparsi professionalmente della morte e troverà tanti altri che saranno contenti di fregiarsi del titolo di tanatologo avrà vinto la sua battaglia.
Per la sua attività Franco Campione è molto conosciuto e stimato a Leonforte; e anche se ritorna di raro al paese (la prima volta tornò dopo dodici anni) quando torna viene accolto con calore; saluta tutti con molta disponibilità d’animo spendendo per ognuno una parola affettuosa.
Ogni volta che viene riscopre la decadenza irreparabile del suo paese : lo trova sempre più ingrigito,degradato,caotico,sporco,mal governato e volgare . Lui dice che per Leonforte e i leonfortesi ha un rapporto di profonda ambivalenza di amore-odio, la lontananza e la nostalgia tengono accesa la fiammella dell’amore, il ricordo di ciò che poteva essere e non stato è mai gli fanno riaffiorare quell’astio che motivò la fuga .
Invitato nel “suo” liceo per parlare sull’eutanasia, in merito a cui egli ammette il diritto del malato di chiedere che si arresti la sua sofferenza. Come medico dice : <<>>. Quello della “umanizzazione della medicina è uno degli impegni che il professor Campione porta avanti da tempo. Ha scritto infatti un Manifesto e ha fondato il Mum (Movimento per l’Umanizzazione della Medicina) il cui messaggio sostanzialmente è che per essere un buon medico non basta essere un bravo medico, bisogna essere una brava persona.
Francesco Campione ha scelto una strada difficile da percorrere ma lo fa con instancabile passione, facendo della sua vocazione d’aiuto una nobile professione, con cui lenire i più grandi dolori dell’anima ( la crisi del lutto, la paura della morte, la voglia di morire,ecc.) con un linguaggio (frutto di profondi studi, di ricerca, di umanità ) che riesce ad acquietare la sofferenza.


Enzo Barbera

1 commento:

Anonimo ha detto...

Stamattina su un canale televisivo Rai è intervenuto in trasmissione il prof Campione, dandomi l'occasione di conoscerlo. Il tema era l'importanza dell'assistenza psicologica ai terremotati dell'Emilia. Mi è piaciuto molto. Cercando sul web notizie su quest'uomo, ho letto questa pagina, che mi è stata molto utile. Per questo voglio esprimere i miei complimenti ad Enzo Barbera, che ha reso disponibile questa nota biografica. Spero che il prof Campione trovi molti seguaci specialmente tra i giovani medici e psicologi. In bocca al lupo! a tutti.
Grazie.
Patrizia Dora